Che cosa è l' Ikebana: storia, filosofia, tecnica

Ikebana

L’ikebana è una pratica giapponese per la composizione dei fiori.

La prima parte della parola Ike (Ikeru) ha svariati significati come Vita, Nascita, Vivere, Venire alla luce, Crescere, Germogliare, Spuntare.

La seconda parte Bana (Hana) indica un cambiamento, una trasformazione in natura… e cosa si trasforma con più facilità se non il fiore? Quindi Ikebana lo possiamo tradurre in Fiori viventi, Portare il fiore alla vita, Dar vita ai fiori, Natura che rinasce.

I fiori e l’Ikebana

Ma Ikebana non è solo fiori! Si utilizzano anche rami, erbe secche, radici e tronchi, tutta la natura può essere accolta in un vaso.

Vengono preferiti i boccioli rispetto al fiore aperto perché si può ammirare in casa l’apertura del fiori, e i fiori che anticipano la stagione, perché sottolineano il benvenuto alla nuova stagione che avanza.

Le origini e la storia

Lo stile che si apprende ai corsi si rifà agli insegnamenti dei Maestri della Scuola Ohara, nata a fine ‘800 come momento di rinnovamento e apertura verso l’estetica occidentale che si stava diffondendo in Giappone.

Lo stile Ohara ha una pluralità di significati, ma principalmente una connotazione stagionale, una presentazione estetica di armonia con il vaso, pensata in una collocazione nello spazio.

L’ikebana ha origini perse nei secoli, si pensa possa essere nata come offerta di fiori alle statue buddiste, per poi essersi stilizzata nel periodo Muromachi (1336-1573) per poi proseguire fino ad oggi.

La ricerca del sè

Ikebana non è solo comporre fiori, è una pratica che ci offre l’occasione di una pulizia mentale, una Via che ci porta ad una consapevolezza del sé.

E’ un’Arte che ci viene tramandata da generazioni, riusciamo così a capire che non è necessario cancellare il passato per creare nel presente. Fare Ikebana vuol dire mantenere l’equilibrio tra tradizione e cambiamento.

Durante la lezione si è spinti a creare qualcosa di personale e al contempo a mantenere le regole della tradizione, legate al pensiero filosofico giapponese, all’estetica del vuoto, alla non simmetria e alla ricerca della spontaneità.

La filosofia

Quando si fa Ikebana bisogna rimanere attaccati all’intuizione originale, all’esperienza più che alla teoria.

Bisogna liberarsi dal dualismo bello/brutto. L’estetica giapponese oscilla infatti in vari ambiti tra propensioni estreme, si compiace di giustapporre i contrari, dalle più ardite raffinatezze al gusto delle materie grezze e alle soluzioni rustiche.

Un gusto che si rifà ai maestri del tè nel XVI secolo che cercavano in Corea e Cina attrezzi umili e grezzi. Ai loro occhi il fatto di essere stati prodotti senza pretese estetiche conferiva un valore maggiore, “l’arte dell’imperfetto”.

Ma questa ricerca non deve diventare uno stile, ma solo un modo per liberarsi da una condizione, in cui l’opposizione del bello e del brutto non ha più senso.

Come tante arti che hanno a che fare con un dialogo che avviene nella pratica, nel rapporto tra Maestro e Allievo, sia durante la spiegazione ma ancor più nella correzione, non è ricorrendo ad discorso ben costruito che si capisce il «dato reale». Ogni discorso è irrimediabilmente inadeguato, la natura ultima dell’Ikebana, ben inteso che ne abbia, ci sfugge…

La tecnica

Un tratto invariabile dell’estetica giapponese consiste nella rapidità e nella sicurezza dell’esecuzione, che implica da un lato un’insuperata padronanza tecnica, e dall’altro un lungo tempo di meditazione davanti all’opera da realizzare.

Si impara a rispettare con la stessa cura ciò che sta dentro al vaso oltre a quello che viene mostrato, le parti visibili e quelle che non sono.

I toni e i colori dei fiori di solito non si mischiano o non si toccano, ma rimangono distinti, come nella pittura giapponese classica.

Nelle lezioni si apprende gradualmente la tecnica per comporre in modo armonico, dalle piccole forme detti Hana-Isho in piccoli vasi, ai paesaggi su vasi dalle grandi dimensioni.

Si utilizzano speciali supporti chiamati Kenzan, delle basi metalliche con punte, che si riutilizzano e durano anni, evitando spugne sintetiche usa e getta.